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Il 22 settembre 2020, nella Sala Stampa della Santa Sede in Vaticano, è stata presentata la Lettera “Samaritanus bonus” sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita, redatta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.
Nella presentazione sono intervenuti: il S.Em.za il Card. Luis Francisco Ladaria Ferrer, S.I., S.E. Mons. Giacomo Morandi, la Prof.ssa Gabriella Gambino e il Prof. Adriano Pessina.

Quest’ultimo ha evidenziato come la lettera della Congregazione introduce il tema della comunità sanante: la comunità ha quindi la duplice dimensione del prendersi cura sia del malato sia di chi lo accudisce.
Il tema inoltre è stato affrontato anche nella recente pubblicazione di p. Luciano Sandrin proprio dal titolo “Comunità sanante. Dalla pastorale della salute alla salute della pastorale” edito da Editoriale Romani ed aquistabile nel nostro shop cliccando qui.
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Di seguito riportiamo parte dell’intervento del Prof. Adriano Pessina:

Non dimentichiamo, a ogni modo, che la solitudine del malato è anche spesso la solitudine di chi si prende cura di lui. E questa Lettera, inoltre, introduce il concetto di comunità sanante, una bella intuizione che dà voce a tutta la centralità delle relazioni messe in evidenza dall’antropologia contemporanea, eppure non sufficientemente praticata all’interno degli attuali processi di cura e di assistenza.

Una comunità sanante dovrebbe esprimere, perciò, la duplice dimensione del prendersi cura sia del malato sia di chi lo accudisce.

Un circolo virtuoso, che va al di là della logica dei protocolli e delle procedure, per quanto utili siano, perché la speranza si palesa prima di tutto in una compagnia capace di ascolto e condivisione.

Le cronache di questi ultimi mesi, del resto, hanno messo in luce come la figura del buon samaritano sia un’urgenza e un’emergenza sociale. In piena pandemia – in questa sorta di nostro doloroso cammino da Gerusalemme a Gerico – i malati di Covid19 hanno trovato nei medici, negli infermieri, negli operatori sanitari, il buon samaritano che ha saputo stare accanto a loro: uno stabat che testimonia che quando non c’è nulla da fare c’è, anzi, molto da fare.

Se il COVID 19 ci ha ricordato la nostra fragilità, il corpo contagiato, in tutta la sua materialità, ci ha pure obbligato a riconfigurare i legami e a ‘vegliare’ sull’altro, senza fraintendimenti. Ma soprattutto a fare come Dio: ad avere “compassione”, cum patior, quando – passando accanto a qualcuno – questi è battuto e ferito. Poiché nessuno nella sua sofferenza ci è mai estraneo.

Fonte: vatican.va
Per leggere e scaricare l’intera presentazione della lettera “Samaritanus Bonusclicca qui – Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede del 22 settembre 2020.

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